Negli ultimi anni sempre più persone si rivolgono a servizi e professionisti a causa di problemi legati al gioco d’azzardo patologico (GAP). Diversi anche i personaggi noti, uno tra gli altri Marco Baldini, che hanno rilasciato interviste in cui rendevano pubblico il loro disagio e le grandi difficoltà in cui si imbatte che perde il controllo e si perde nel gioco.
I tipi di gioco cui ci si riferisce sono molteplici: lotto, lotterie, bingo, poker, scommesse sportive, slot machine, e molti altri ancora. E’ a partire dagli anni ’90 che si osserva un netto cambiamento rispetto alla maggiore offerta quantitativa e qualitativa dei giochi: si è assistito alla nascita di diverse nuove modalità di gioco e al contempo la reperibilità degli stessi giochi è aumentata notevolmente.
In realtà, tuttavia, il gioco d’azzardo ha origini antiche e sembra che una prima variante fosse il gioco dei dadi. E’ bene però fare una distinzione tra gioco d’azzardo e GAP. Laudoucer divide i giocatori in “sociali” e “patologici”: nel primo caso ci si riferisce a chi gioca per divertirsi, accetta la sconfitta senza tornare per recuperare la perdita e, infine, gioca secondo le sue possibilità; il giocatore patologico, invece, è colui che gioca più denaro, più a lungo e più spesso di quanto ha previsto e di quanto si possa permettere. Quest’ultimo, a differenza della prima tipologia di giocatore, non è più libero di astenersi, cioè non riesce più a non giocare.
Si è osservato negli ultimi anni, tenuto conto dei cambiamenti che il panorama ludico ha subìto con l’introduzione di sempre più moderne forme di gioco, il giocatore patologico è più isolato, gioca per consumare senza che vi sia alcun rituale come in passato e ha la possibilità di giocare 24 ore su 24, data la grande diffusione di giochi on line e di luoghi adibiti ad una fruibilità ludica.
Ciò che in particolare preoccupa di questo fenomeno è l’alta probabilità che queste nuove forme di dipendenza affianchino le “vecchie” dipendenze (quelle da sostanza), le rimpiazzino o divengano per così dire intercambiabili, per cui il soggetto passa continuamente da una dipendenza all’altra.
Cosa si può dire rispetto alle motivazioni che spingono a giocare in modo “non sano”?
Secondo Freud, semplificando al massimo le sue teorizzazioni, il gioco è ricerca di piacere e fuga dal dolore. Tentando di fare una panoramica possiamo dire che le motivazioni sono variegate e risultano più o meno pregnanti in base al tipo di gioco preso in esame. Ad esempio, chi gioca alle lotterie è spinto in particolare dal sogno di una vita migliore; il poker e le scommesse sportive costituiscono invece più una sfida intellettuale; la dimensione sociale è più evidente nei vari casinò, bingo e ippodromi; il gioco delle slot machine pare essere legato alla possibilità di modulare l’umore.
La ragione sottostante e comune a tutte le tipologie di gioco, tuttavia, è semplicemente una: la possibilità di vincere denaro e soprattutto di vincerne molto di più di quanto si è speso. Il denaro sembra essere dunque il motore del GAP, il suo linguaggio universale. A tal proposito mi sembra interessante riportare il testo di una canzone di Daniele Silvestri, “Monetine” (2008):
Io vendo promesse di ogni sorta, qualcuna la mantengo,
di tutte le altre invece non mi importa.
Io smisto monetine da gettare in fondo a un pozzo o da grattare sulla patina dorata di un concorso a premi multimiliardari,
diffidate dei falsari e non incolpate me se ci gettate dei danari.
Non ho colpa se siete schiavi di una tombola,
stracolma di tesori che distribuisce a vanvera,
e vi coccola l’idea di impadronirvi della vincita, vivere di rendita.
Capita ogni domenica
e se non hai mai vinto fino ad ora
sei stato sfortunato, amico, tenta ancora.
Io vendo scommesse sul futuro, qualcuna vince molto,
di tutte le altre invece non mi curo.
E non ci sono meriti, non c’è una gerarchia,
ma solo il cieco meccanismo di una…lotteria!
E non posso che adeguarmi, non posso lamentarmi se usate queste mie monete al posto delle armi,
se tutti i vostri sogni li puntate in questo gioco:
io vendo un’illusione in più, e non è poco.
[…]
20 21 28
Totip, Enalotto
Se non faccio il botto mi butto sul Bingo,
rimango convinto che se anche non vinco è soltanto questione di tempo.
Poi terno, quaterna, cinquina
se vinco mi compro una casa in collina, una macchina buona e tre casse di rum.
Se vinco da bere per tutti tequila bum-bum!
Io sono imparziale e non mi impiccio,
se vinci prendi tutto,
se perdi in fondo è solo qualche spiccio.
Il rischio è minimo, la posta in gioco alta,
prendi una moneta, amico, e gratta.
Credici, provaci, potresti fare tredici,
se cedi il turno adesso sei pazzo, riflettici!
Il tuo destino sta girando… Ora!
…sei stato sfortunato, amico, tenta ancora!
[…]
L’esca che attrae inizialmente l’ignaro giocatore è la vincita, talvolta una serie di vincite fortuite, che fanno credere alla persona coinvolta di poter proseguire in una spirale di fortuna. Successivamente, tuttavia, arrivano le perdite, per ripagare le quali si ricorre a prestiti e indebitamenti. Di lì alla disperazione il passo è breve.
E’ importante quindi non sottovalutare il fenomeno e rendersi conto che tutti possono essere risucchiati dal vortice del GAP. Non si tratta di bandire il gioco ma di riconoscere l’eventualità che possa sfuggire di mano. Allora fate il vostro gioco, ma con molta attenzione!
Le parole che ho detto: sogno, possibilità, disperazione.
Il saggio dice:
Il gioco d’azzardo è il miglior modo per ottenere nulla da qualcosa. (Wilson Mizner)
Lorenza Di Gaetano